Street Art View

STREET ART VIEW

Street Art View è una visita assolutamente unica al monumento simbolo della città di Rovigo, un connubio speciale che unisce le radici storiche del complesso del Castello con le nuove prospettive di rigenerazione e trasformazione urbana.

Da uno dei simboli della città che festeggia i suoi 920 anni di vita.

C’è un luogo a Rovigo che parla di generazione e rigenerazione prima di qualunque altro. È il complesso monumentale dei giardini delle due Torri. Nato nel 920, per volontà del Vescovo Paolo Cattaneo, con l’intento di proteggere Adria dall’assedio degli Ungari, l’antico castrum aveva trovato sede proprio a Rovigo, seguendo le indicazioni di un suggestivo sogno rivelatore. Nelle notti inquiete, che vedevano il vescovo attanagliato dall’angoscia dell’imminente pericolo, San Pietro appariva a lui  in sogno recando in mano un pastorale decorato da rose vermiglie. Già allora la rosa si rivelava al vescovo quale simbolo inconfondibile del luogo ove egli avrebbe dovuto condurre la sua gente in salvo: Rovigo.

Il rosso dei delicati petali, macchiava di carità cristiana quegli avvenimenti repentini ed il lento dischiudersi del fiore annunciava il fitto mistero di un futuro incerto. Pertanto a Rovigo, “terra il cui produr di rose le diè piacevol nome in greche voci…” come scriveva nel suo componimento più famoso Ludovico Ariosto, la rosa divenne simbolo di nascita, di salvezza e meraviglia, ma al contempo di sofferenza e necessaria difesa, come il compito assegnato alle sue spine. È così che il castello, 1100 anni fa, nasceva con scopo di protezione e con esso il poderoso mastio, le torri minori e le mura.

Era il tempo in cui queste ultime si ergevano per separare, dividere, proteggere e lungamente si perpetrò questa necessità, con modifiche sempre più evolute e al passo con i tempi, affinché Rovigo crescesse sicura e con essa la sua gente.

Il concetto di muro come entità difensiva viene nel tempo però a mutare, sino a che nella contemporaneità la street art fa uso di questa antica barriera come un supporto su cui esprimere concetti di unità ed inclusione.

È in questa mutazione di significato che si inserisce la mission del festival RO-REgeneration, facendo sbocciare, come l’antica rosa, fra gli edifici di Rovigo, una suggestiva galleria a cielo aperto di opere realizzate da grandi street artist internazionali, per permettere che la città venga scoperta passeggiando alla deriva, anche nei luoghi più periferici, lasciandosi meravigliare da imponenti opere dai contenuti attuali e diversificati.

È nell’ottica di un confronto tra il concetto di “muro” nelle epoche passate ed il mutato significato odierno, che RO-REgeneration, durante il calendario di eventi proposto lo scorso settembre, ha voluto far sposare il passato della città con la nuova ottica di riqualificazione urbana attuata dal festival.

Un’emozionante salita, verso il terrazzo panoramico più bello di Rovigo, ha permesso di visitare Torre Donà, l’imponente mastio del castrum rodigino, ripercorrendo, con foto e bozzetti appositamente allestiti sui piani di sosta per l’ascesa, i contenuti dei murales creati dal festival per mano degli street artist.

È toccato all’opera di Millo, ideata per l’istituto Celio Roccati nell’ambito dell’edizione 2020 del festival, dare il benvenuto fra gli interni della torre, annunciando fin dall’inizio che ora il muro è il supporto di un commovente abbraccio comunitario. Il suo è un murale realizzato su due superfici distinte. In una sospesa città in bianco e nero, dipinta con sembianze fumettistiche, giocano due bambini, uniche note di colore. Giganti in una città giocattolo, ricercano un contatto permesso tramite un elemento magico: lo specchio. È  così che, in quello speciale oggetto, la bambina riesce a tendere la sua mano per abbattere le barriere che la separano dal suo compagno di giochi. La medesima mano esce ad accarezzarlo facendo cogliere al fruitore il grande significato universale dell’arte, ovvero una carezza in grado di toccare il sentire di ciascuno di noi. Millo così come tutti gli artisti, è il medium che si interpone tra il supporto dell’arte ed il fruitore che ne deve comprendere i contenuti. La sensibilità propria di ciascun artista fa si che chi ammira l’opera riesca a ritrovare in essa qualcosa di se che possa essere riflesso, come in uno specchio, per potersi sentire accarezzato dalla grande potenza comunicativa dell’arte. È questa l’opera che racconta in primis il concetto di muro che ora vive per unire e creare relazioni.

 

Entra nel profondo di questo tema anche Zentequerente, abile mano creativa locale, fautore del murale presso le scuole Bonifacio sempre durante l’edizione 2020 del festival, e protagonista del secondo piano di sosta di Torre Donà. La sua è una celebrazione del mondo delle idee e della creatività. Uno studiato tratteggio si alterna a linee chiaramente provenienti dal mondo della grafica incisorea, per accogliere sgargianti campiture cromatiche. Quello che a primo impatto sembra un’esplosione di colori, ad uno sguardo più attento si rivela essere il volto di una donna, monocromo, volutamente nascosto nella frenesia di un occhio quasi turbato dal ventaglio cromatico. Zentequerente dichiara che qualsiasi cosa esista nel mondo reale, anche la più banale, è prima frutto di un’idea. Il mondo del reale è una minima parte di ciò che è infinitamente contenuto del mondo dell’irrazionale. Pertanto questo volto, quasi inespressivo, vuole palesarsi soltanto in un secondo momento, per celebrare la forza della creatività. L’opera può essere un speciale augurio alle nuove generazioni, che vivono lo stabile su cui essa viene creata, perché liberino le idee e da essere trovino una fonte di sostentamento nel loro futuro.

 

E lo stesso potremmo dire per Run, terzo artista protagonista dell’edizione 2020 del festival, il quale dipingendo in una sfida con se stesso per la prima volta una superficie circolare, il palazzetto dello sport di Rovigo, riconosce in quella circolarità la vita ed i misteri della sua creazione. Lasciandosi suggestionare dalla forma perfetta, Run immagina lo spazio a disposizione come un osservatorio entro il quale liberare il colore del cielo, il blu, e far vivere in un silenzio sospeso gli interrogativi tra uomo e astri.

 

Se il caso ha voluto offrire il cerchio come supporto all’opera di Run, questa forma per Fabio Petani è stata invece una scelta consapevole. Ideatore del nuovo murale a decorazione della “casa dei gatti” presso piazza Tien An Men nell’edizione 2021 del festival RO-REgeneration, il giovane artista piemontese evoca uno scenario in grado di integrarsi, in qualsiasi stagione, con la retrostante cornice dei giardini cittadini. Il verde brillante dei macro elementi botanici è naturale prosecuzione del parco nei momenti estivi, così come le fumosità  della nebbia evocata negli sfondi ricordano i caratteristici inverni polesani. Qui, il cerchio trova una sua ragion d’essere come elemento distintivo e ricorrente nella poetica di Petani, ma potentemente vincente se collocato accanto all’elemento botanico simbolo del territorio: la canna comune. Il murale sorge dove un tempo il castrum di Rovigo si affacciava sulla palude, celebrando le pagine di un passato lontano e l’elemento botanico rimanda ai continui tentativi caparbiamente attuati dall’uomo, per vincere sulla forza dell’acqua ed ottenere da essa il territorio su cui vivere e sostentarsi. L’arundo donax, capace in caso di inondazione di rompersi e diffondere frammenti in grado di germogliare, ricorda così tanto l’uomo polesano e la sua innata forza nel risollevarsi sempre e nuovamente di fronte agli eventi catastrofici che hanno accompagnato la sua evoluzione. Il cerchio, simbolo nella storia dell’arte di vita e rigenerazione, imprime a quest’opera il significato di ciclica rinascita.

 

Sono sempre forme e colori anche gli interlocutori con cui condividere la quotidianità nel cortile interno dell’ex liceo Celio, ora sede dell’Urban Digital Center – InnovationLab, rigenerato mediante l’opera di urbanismo tattile di Nico Skolp durane l’edizione 2021 di RO-REgeneration. Uno spazio in cui condividere momenti giornalieri e interagire con il murale orizzontale mediante azioni semplici e necessarie: passeggiare, toccare o semplicemente vivere sull’opera.

Il percorso di salita in Torre Donà, durato il tempo di percorrere 230 gradini e conoscere le vicissitudini delle città ed i nuovi obiettivi per la sua riqualificazione, ha fatto guadagnare al visitatore il panorama più bello. Dove un tempo l’occhio attento era necessario a scorgere l’avanzata del nemico, ora lo sguardo ricerca i colori della street art ed il cortile dell’Urban Dgital Center – InnovationLab fa capolino per primo, per annunciarci con il suo nome e la potenza cromatica dell’opera l’ambiziosa mission nel festival di arti urbane rigenerative RO-REgeneration.

Visita guidata ideata e realizzata da POPUT

 

Partner Roregeneration

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